Paese di destinazione:
Italia
Lingua
CARRELLO
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Raboso

Chi conosce quest’uva? Eppure è, dopo la Corvina, l’autoctono rosso più rappresentativo del Veneto. Si tratta, però, della zona orientale della regione, i colli che guardano le Alpi cedono alla pianura del Piave che scende verso la laguna veneta. In una zona dove piove sempre e dove il suolo è di tipo alluvionale, serviva un vitigno rustico e resistente. Ecco il Raboso. Tenace, concentrato, incredibilmente tardivo nel maturare. Dà vini schietti, acidi, dal tannino ruvido, longevi e di soddisfazione per chi cerca il terroir allo stato puro. I vini del Sacro Fiume? Non possono tradire! Si esprime ottimamente come rosso secco nella DOC Piave, all'interno della quale gli è stato dedicato il cru Malanotte DOCG, che prescrive il blend tra uve fresche e uve da appassimento, con affinamento in legno: ne deriva un vino più morbido e avvolgente rispetto a quello classico, che invece, pur lasciato riposare in botte, colpisce le papille per acidità e tannino. Eccellente anche come passito, versione che anzi ne esalta le durezze in un magico connubio con la dolcezza. Si coltiva anche nella zona di Bagnoli, nella pianura a sud dei Colli Euganei, dove si chiama friularo e dà vita alla DOCG Bagnoli Friularo.

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Raboso

Chi conosce quest’uva? Eppure è, dopo la Corvina, l’autoctono rosso più rappresentativo del Veneto. Si tratta, però, della zona orientale della regione, i colli che guardano le Alpi cedono alla pianura del Piave che scende verso la laguna veneta. In una zona dove piove sempre e dove il suolo è di tipo alluvionale, serviva un vitigno rustico e resistente. Ecco il Raboso. Tenace, concentrato, incredibilmente tardivo nel maturare. Dà vini schietti, acidi, dal tannino ruvido, longevi e di soddisfazione per chi cerca il terroir allo stato puro. I vini del Sacro Fiume? Non possono tradire! Si esprime ottimamente come rosso secco nella DOC Piave, all'interno della quale gli è stato dedicato il cru Malanotte DOCG, che prescrive il blend tra uve fresche e uve da appassimento, con affinamento in legno: ne deriva un vino più morbido e avvolgente rispetto a quello classico, che invece, pur lasciato riposare in botte, colpisce le papille per acidità e tannino. Eccellente anche come passito, versione che anzi ne esalta le durezze in un magico connubio con la dolcezza. Si coltiva anche nella zona di Bagnoli, nella pianura a sud dei Colli Euganei, dove si chiama friularo e dà vita alla DOCG Bagnoli Friularo.